Amedeo Modigliani, Cariatide, 1913-1914

La serie delle Cariatidi viene iniziata da Amedeo Modigliani attorno al 1911, come reazione ai canoni accademici di rappresentazione della realtà ormai insoddisfacenti per la gran parte degli artisti.
I disegni rivelano un’attenzione di Modigliani verso le opere di Constantin Brancusi, da cui rimane impressionato per la capacità di condensare la forma in pochi tratti essenziali, le opere cicladiche e della Grecia classica, come dell’arte tribale africana e khmer, filtrate dal movimento cubista. Tutte queste suggestioni si riversano in una serie di disegni che negli anni si arricchiscono di dettagli pittorici eseguiti ad olio o pastello.
Il segno di Modigliani, inizialmente schematico e rigido, si addolcisce creando un andamento arrotondato e sinuoso che ben si adatta a rappresentare il corpo delle Cariatidi.
Soffermando il nostro sguardo sui dettagli anatomici di queste figure femminili è inevitabile notare come siano state deformate le proporzioni: il busto si allunga, mentre le gambe piegate assumono due diverse grandezze [fig. pastello], la testa si inclina a formare un’unica forma ovoidale con il braccio rialzato [fig. olio e matita].
La deformazione di Modigliani non è grottesca, ma volta a rendere la massima bellezza espressiva del corpo umano, seguendo una legge d’armonia più suggestiva, che si allontana dalla verosimiglianza. Così lo slancio ascensionale della linea che si avvita attorno al corpo sinuoso della Cariatide sembra voler esprimere un passo di danza [fig. pastello], mentre la fluidità e la continuità lineare del segno evidenziano la morbidezza carnosa di questa femminilità giunonica [fig. olio e matita].


Amedeo Modigliani, Ragazzo dai capelli rossi, 1919

Nel 1918 Amedeo Modigliani si trasferisce nel sud della Francia, a causa della guerra e delle sue sempre più precarie condizioni di salute. Lì dipingerà delle tele monumentali, sia per dimensione che per respiro.
Ad essere immortalati non saranno più gli amici di una vita, ma persone comuni, donne, garzoni e bambini. Le opere del 1919, tra cui questa tela, trasmettono una potenza emotiva mai espressa così efficacemente.
Modigliani giunge al culmine della sua ricerca intima ed appassionata, fondendo in queste rappresentazioni le suggestioni ricavate dallo studio dell’arte italiana, primo tra tutti da Tino di Camaino.
I ritratti di Modigliani diventano uno strano connubio tra astrazione e intimità. I volti sono fissati in poche linee, tanto che a prima vista sembrano celare la vera personalità del soggetto, simulacro senza identità. Eppure, attraverso piccoli dettagli, o una postura particolare, i ritratti riescono a trasmettere la presenza interiore del soggetto.
La tavolozza si schiarisce, influenzata dalla luce mediterranea, ed il colore dell’incarnato del viso viene steso con una morbidezza fino ad allora mai raggiunta, trovando un contrappunto nel colore grossolano delle mani. Gli occhi, iridi azzurre, scrutano l’osservatore come se, ciechi di fronte alla realtà contingente, possedessero invece la capacità di vedere il mistero.
I volti sono una maschera, attraverso la quale questi soggetti atavici sembrano custodire una segreta conoscenza del mondo: svelano l’ineluttabile vulnerabilità della condizione umana.
Sono dunque figure ieratiche, maestose perché custodi di conoscenza, ma sono anche figure fragili, legate alla contingenza della vita terrena, gravate del peso di un’esistenza non sempre facile.
Le spalle curve, il collo esile inclinato, le mani abbandonate in grembo raccontano lo stato d’animo dell’uomo Modigliani, schiacciato da pensieri forieri, suggestionato dalle letture giovanili di Nietzsche e Spinoza e dal timore per il destino di malattia che lo attende.


© Parigi, Centre Pompidou, Musée National d'art moderne
© Parigi, Musée d'art moderne de la Ville
© Torino, Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli
© Troyes, Musée d'art moderne © Parigi, Musée de l'Orangerie