«Quando ero bambino mia madre mi diceva: “Se farai il soldato diventerai generale. Se farai il monaco diventerai Papa”. Ho voluto essere pittore e sono diventato Picasso»

Nella maestosa affermazione della sua audacia, c’è tutto il senso della mostra che Palazzo Blu dedicò, nel 2011, al più rivoluzionario artista del Novecento. Oltre duecento opere, in qualsiasi tecnica, ci immergevano come nelle pagine di un diario fitto, fatto di segni, furia, tensione creativa, pensiero e amore per la vita.
«Dipingo come gli altri scrivono le autobiografie»; «ciò che mi interessa è mettere le cose in movimento, provocare questo movimento per mezzo di tensioni opposte, e in mezzo a tale tensione cogliere il momento che mi sembra più interessante», diceva Picasso, e questo suo gusto per l’indagine, unito all’urgenza di abbeverarsi alla sorgente perenne del classico, faceva della sua tumultuosa esperienza qualcosa di sempre imprevedibile e tale da lasciare sbigottiti, affascinati, avvolti da domande.
Dalla miseria scavata nella realtà dei visi del suo periodo blu al desiderio di afferrare l’ineffabile che eternamente muove l’esperienza dell’artista, dalla scomposizione delle forme che ha ridefinito l’estetica alla creazione di una mitografia fatta di corride, minotauri, donne e voyeurismo, ci siamo ritrovati tra segni sanguigni e impegno politico, tra violenza e purezza, ma sempre in contatto con la concretezza del reale.
Come una fenice che risorge dalle sue ceneri, Picasso ci ha trascinati in una continua metamorfosi tra arte e vita: «Picasso è una corrida» (André Chastel).


Introduzione alla mostra

Biografia

Pablo Picasso (Malaga, 1883 - Mougins, 1973) è stato uno dei più rivoluzionari artisti del Novecento. La mostra di Palazzo Blu del 2011, Ho voluto essere un pittore e sono diventato Picasso, ne metteva in luce il processo creativo attraverso un ampio spettro di opere che coprivano tutto il suo periodo di attività e l’uso di diverse tecniche. Figlio di un pittore, si forma tra Barcellona e Madrid, dove frequenta l’Accademia di San Fernando. Nel 1900 fa un primo viaggio a Parigi con l’amico Carles Casagemas. Il suicidio di questi, l’anno successivo, avrà un grande peso nello stile del Periodo blu, di cui in mostra erano esposte notevoli incisioni. Sempre nel 1901, nella galleria parigina di Ambroise Vollard viene inaugurata la prima personale: con il mercante si stabilirà un rapporto duraturo, testimoniato dalla suite Le chef d’oeuvre inconnu (1931), dedicata al mistero della creazione artistica, e dalla Suite Vollard (1939), forse il più completo documento grafico di Picasso, ambedue presenti in mostra nella loro versione integrale. Les Demoiselles d’Avignon (1907, in mostra c’era un bel disegno preparatorio) dà il via alla rivoluzione cubista. Sono gli anni delle amicizie con Braque, Max Jacob e Guillaume Apollinaire, che morirà di spagnola nel 1918.
Sempre nel 1918 Picasso sposa Olga Koklova, conosciuta a Roma, e definisce pittoricamente il suo “ritorno all’ordine”. Il deteriorarsi del matrimonio con Olga, l’incontro con Marie Thérèse Walter e l’interesse nei confronti del surrealismo fanno degli anni 1925-35 un periodo molto fecondo, in cui si definisce il lessico mitologico dell’artista (ben espresso nella Minotauromachia, 1935, per molti versi anticipatoria di Guernica) e anche l’impegno politico (Sogno e menzogna di Franco, 1937, presente in mostra). Lo scoppio della Guerra Civile lo separa definitivamente dalla Spagna, mentre si intensificano i soggiorni in Costa Azzurra, che diventerà la sua residenza definitiva nel secondo dopoguerra. La vita privata, tra Dora Maar, Françoise Gilot e Jacqueline Roque (che conosce nel 1952) si fa particolarmente tumultuosa, mentre si moltiplicano mostre e riconoscimenti pubblici. Iniziano i lavori su ceramica e, dalla metà degli anni Cinquanta, le incisioni su linoleum (58 erano presenti in mostra) che favoriscono una meditazione sul linguaggio dei classici (Velazquez, Manet, Cranach, El Greco) oltre che sul proprio linguaggio e sul tema del ritratto - una sorta di atlante della creatività artistica.